La prima volta di re Philippe dei Belgi, uomo dell'anno per il fiammingo Het Niewsblad

Anche per re Philippe dei Belgi, come per l'omonimo Felipe di Spagna, l'anno si conclude con belle notizie. Il principe ereditario goffo, timido e silenzioso, considerato perfino inetto, si è trasformato in un re brillante, che ha saputo diventare davvero punto di riferimento e simbolo di unità di un Paese storicamente diviso tra fiamminghi e valloni come il Belgio. L'ultimo a rendere omaggio al sovrano è stato il quotidiano fiammingo Het Niewsblad, che lo ha inserito nella lista degli uomini del 2020. 

Nell'anno dei suoi 60 anni, compiuti ad aprile, in pieno lockdown, il re "ha rianimato la monarchia"; la Famiglia Reale si è ampiamente dedicata ai settori della società più colpiti dalla pandemia: re Philippe ha spedito anche i figli adolescenti a mostrare la simpatia e l'affetto della Corona, portando dolci fatti in casa nelle case di cura, telefonando nelle case degli anziani per fare loro compagnia. Nel suo stesso discorso di Natale, le conseguenze della pandemia hanno avuto un grande protagonismo. 

Ma non è stato solo questo. La Casa Reale belga ha affrontato un paio di crisi piuttosto gravi e il re le ha risolte con una humanitas molto apprezzata. A giugno, nel pieno delle manifestazioni internazionali contro il razzismo, seguite all'assassinio negli USA dell'afroamericano George Floyd da parte dei poliziotti, ha inviato una lettera al presidente congolese Felix Tshisekedi, per esprimere il suo rammarico per la violenza e la sofferenza inflitti al Congo da re Leopoldo II. È stato il primo sovrano belga a farlo. Poche settimane fa, dopo la sua vittoria nella lunga battaglia giudiziaria che l'ha contrapposta a suo padre, re Albert II, Philippe ha ricevuto Delphine Böel, sua sorellastra; alla fine dell'incontro, affettuoso per entrambe le parti, hanno emesso insieme un comunicato in cui riconoscevano l'intenzione di continuare il loro rapporto familiare, mantenendolo in un ambito privato. La scelta di Philippe ha poi spinto suo padre Albert a incontrare finalmente la figlia, persino in compagnia della moglie, la regina Paola. Delphine, che ha adesso il titolo di principessa del Belgio, ha mantenuto un profilo basso ed è apparsa in pubblico solo in un paio di eventi benefici.

"Delphine e il Congo sono due dolorosi capitoli nella storia della Famiglia Reale. Due capitoli che re Philippe non ha scritto, ma che si è incaricato di rettificare con effetti collaterali positivi" ha scritto il corrispondente reale Wim Dehandschutter su Het Niewsblad. Philippe I ha saputo lavorare con l'"autorità morale, l'arma più potente che ha un re" ha scritto ancora Dehandschutter. 


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Commenti

  1. Molto bella l’espressione “autorità morale”!
    Anche molto vera. Quando si dice che il capo di Stato non ha poteri si sbaglia; indubbiamente non sono di natura politica, ma sono poteri di persuasione che, insieme ai valori etici, possono dare l’esempio e imprimere una svolta

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    1. E secondo me in un re è un'arma ancora più potente, per la continuità della carica, c'era prima e ci sarà anche dopo, per molti governi; rappresenta la stabilità e la continuità della prima carica dello Stato in modo più visibile rispetto a un Presidente della Repubblica, che cambia più spesso. Il potere di persuasione è uno dei più importanti che si possano avere

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  2. "L'autorità morale, l'arma più potente che ha un re". Ha detto tutto. Gliela mandiamo per email in Olanda? E magari pure in Thailandia? Così, giusto per essere buoni.

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    1. Il thailandese non ce la faccio a considerarlo, nei Paesi Bassi, se non sono tonti, si staranno già guardando intorno per capire come rimediare (spero per loro :) )

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  3. Leggendo di questi ultimi sondaggi dei tre re: Belgio, Spagna e Paesi Bassi mi è venuta in mente la favola "La cicala e la formica"....

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