Il discorso più lungo e uno dei più
emotivi pronunciati da Harry d'Inghilterra, qualche giorno fa
all'ONU, in occasione del Nelson Mandela Day. Visibilmente
emozionato, il principe britannico ha reso omaggio al leader
sudafricano su due piani diversi: quello dell'attivista per i diritti
umani e la lotta alle disuguaglianze a cui aspira e quello più
personale di figlio e marito che nell'Africa ha trovato una nuova
dimensione.
Harry ha ricordato come "dalla terribile guerra
in Ucraina, al passo indietro nel campo dei diritti costituzionali
qui negli Stati Uniti, stiamo assistendo a un attacco mondiale alla
democrazia e alla libertà, le battaglie che Mandela ha combattutto
nella sua vita". E ha sottolineato come le conseguenze "delle
decisioni prese da alcune delle persone più potenti in alcuni dei
Paesi più ricchi si fanno sentire ancora più profondamente in tutto
il continente africano. La pandemia, la guerra e l'inflazione hanno
fatto precipitare l'Africa in una crisi energetica e alimentare".
Per superare queste turbolenze il principe invita a riprendere lo
spirito di Mandela e il suo coraggio: possiamo diventare apatici o
scegliere di "trovare un significato e uno scopo nella
battaglia", come ha fatto il leader della lotta contro
l'apartheid durante tutta la sua vita, compresi i 27 anni trascorsi
in carcere. "Cerchiamo cosa abbiamo in comune,
responsabilizziamo tutte le persone a rivendicare le nostre
democrazie e sfruttiamo la luce della memoria di Mandela per
illuminare la strada da seguire" ha esortato il Duca del
Sussex.
A Mandela e all'Africa il principe si sente legato anche per motivi personali: nel continente ha iniziato a elaborare il lutto per la morte di sua madre e ha capito che Meghan Markle era la donna che voleva sposare. E c'è una foto di sua madre Diana con il presidente scomparso che per Harry è sempre stato motivo di grande ispirazione: "Quando ho guardato la foto per la prima volta, quello che mi ha colpito subito è stata la gioia sul volto di mia madre" ha confessato.
Un discorso che ha puntato più sulle emozioni e i ricordi personali, per dare una valenza contemporanea al messaggio di Mandela. Ad ascoltare Harry, per la prima volta all'ONU, c'era sua moglie Meghan, sorridente e premurosa, non solo con lui; durante la cerimonia una donna alle loro spalle ha iniziato a tossire, la Duchessa si è voltata e poi le ha offerto una bottiglia d'acqua, perché potesse controllare la tosse. Da quando hanno lasciato la prima linea della Famiglia Reale britannica, Meghan ha scelto un ruolo di secondo piano, sempre di supporto al marito, che sostiene, controllando le proprie emozioni. È un'attrice e sa farlo, vero, ma dà un'idea di calma e serenità, che Harry non sempre riesce a dare.
La loro presenza all'ONU è stata ampiamente criticata dai tabloid britannici, talmente ossessionati da loro da parlarne quotidianamente e sempre in modo molto critico: il tentativo di demolire la loro immagine, qualunque cosa facciano, prosegue senza tregua. Recentemente mi sono imbattuta in diversi profili social che difendono i Duchi del Sussex dagli attacchi del sistema mediatico britannico e mi piace come ribaltano le prospettive della narrazione più diffusa. Uno si chiedeva quanto sarebbe accettabile per l'establishment il successo di Harry e Meghan, in una vita professionale indipendente: vorrebbe accettare l'idea che possa esistere un'alternativa alla vita nella Famiglia Reale, basta avere il coraggio di dire basta e voltare pagina (ma si dimentica sempre che il progetto iniziale dei Duchi era lavorare part time per la regina e conquistare una propria indipendenza economica nel resto del tempo; formula che la Casa Reale ha respinto senza neanche un tentativo di analisi, quando invece il futuro dei cadetti è tema che dovrà affrontare).
I profili social che si rifiutano di piegarsi alla logica demolitrice del mainstream e che continuano a trattare Harry come uno dei principi più amati (era il membro più popolare della Casa Reale più della regina e dei due futuri re, quando è iniziata la distruzione della sua immagine pubblica e chissà che il suo vero problema non sia stato, fondamentalmente, la popolarità) offrono sempre belle analisi e suggerimenti di riflessione. Al termine della pandemia, intanto, i primi gesti di Harry e Meghan indicano la direzione che vogliono seguire: la difesa dei diritti, la lotta alle disuguaglianze, la vicinanza alle minoranze e alle comunità più fragili. L'audiovisivo sembra sempre più la loro vera dimensione.
Vi ricordo che i commenti sono moderati; sono benvenute tutte le opinioni e tutte le riflessioni espresse in modo educato, che evitano argomenti, clima e toni da tabloid. Non saranno pubblicati i commenti anonimi: ricordate di scrivere sempre il vostro nome nella finestra apposita (se non avete un sito, lasciate pure vuota la casella URL)!
A Mandela e all'Africa il principe si sente legato anche per motivi personali: nel continente ha iniziato a elaborare il lutto per la morte di sua madre e ha capito che Meghan Markle era la donna che voleva sposare. E c'è una foto di sua madre Diana con il presidente scomparso che per Harry è sempre stato motivo di grande ispirazione: "Quando ho guardato la foto per la prima volta, quello che mi ha colpito subito è stata la gioia sul volto di mia madre" ha confessato.
Un discorso che ha puntato più sulle emozioni e i ricordi personali, per dare una valenza contemporanea al messaggio di Mandela. Ad ascoltare Harry, per la prima volta all'ONU, c'era sua moglie Meghan, sorridente e premurosa, non solo con lui; durante la cerimonia una donna alle loro spalle ha iniziato a tossire, la Duchessa si è voltata e poi le ha offerto una bottiglia d'acqua, perché potesse controllare la tosse. Da quando hanno lasciato la prima linea della Famiglia Reale britannica, Meghan ha scelto un ruolo di secondo piano, sempre di supporto al marito, che sostiene, controllando le proprie emozioni. È un'attrice e sa farlo, vero, ma dà un'idea di calma e serenità, che Harry non sempre riesce a dare.
La loro presenza all'ONU è stata ampiamente criticata dai tabloid britannici, talmente ossessionati da loro da parlarne quotidianamente e sempre in modo molto critico: il tentativo di demolire la loro immagine, qualunque cosa facciano, prosegue senza tregua. Recentemente mi sono imbattuta in diversi profili social che difendono i Duchi del Sussex dagli attacchi del sistema mediatico britannico e mi piace come ribaltano le prospettive della narrazione più diffusa. Uno si chiedeva quanto sarebbe accettabile per l'establishment il successo di Harry e Meghan, in una vita professionale indipendente: vorrebbe accettare l'idea che possa esistere un'alternativa alla vita nella Famiglia Reale, basta avere il coraggio di dire basta e voltare pagina (ma si dimentica sempre che il progetto iniziale dei Duchi era lavorare part time per la regina e conquistare una propria indipendenza economica nel resto del tempo; formula che la Casa Reale ha respinto senza neanche un tentativo di analisi, quando invece il futuro dei cadetti è tema che dovrà affrontare).
I profili social che si rifiutano di piegarsi alla logica demolitrice del mainstream e che continuano a trattare Harry come uno dei principi più amati (era il membro più popolare della Casa Reale più della regina e dei due futuri re, quando è iniziata la distruzione della sua immagine pubblica e chissà che il suo vero problema non sia stato, fondamentalmente, la popolarità) offrono sempre belle analisi e suggerimenti di riflessione. Al termine della pandemia, intanto, i primi gesti di Harry e Meghan indicano la direzione che vogliono seguire: la difesa dei diritti, la lotta alle disuguaglianze, la vicinanza alle minoranze e alle comunità più fragili. L'audiovisivo sembra sempre più la loro vera dimensione.
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