Il re emerito Juan Carlos di Spagna, compie oggi 83 anni e lo fa in esilio, ad Abu Dhabi, dove vive dallo scorso agosto per evitare che la sua figura sia associata a quella del figlio sul trono, Felipe VI. Un compleanno triste e solitario, a meno che non arrivino l'Infanta Elena, che gli è sempre stata accanto, e l'Infanta Cristina, che ultimamente gli è più vicino. Ma in fondo è anche la sintesi di una vita, che magari non è stata triste, ma sì molto solitaria: un matrimonio non riuscito e molte donne, poche delle quali realmente innamorate; molti amici, forse troppi, dei quali pochi sono rimasti al suo fianco, quando è iniziato il declino (e alcuni sono in carcere per reati legati alla corruzione e al vil denaro); tre figli e due sorelle, ma solo due persone, due donne, la sorella maggiore Pilar, scomparsa l'anno scorso, e la figlia Elena, sempre pronte ad ascoltare le sue pene o, come si direbbe in spagnolo, a essere il suo "fazzoletto per le lacrime" e, allo stesso tempo a mandarlo a stendere quando è il caso. Essere circondati di persone, di risate, di amicizie, di potere e di relazioni con tutto il mondo e, allo stesso tempo, essere profondamente soli. Destino dei re? Chi lo sa.
Qualche giorno fa TeleCinco ha pubblicato la prima foto di Juan Carlos ad Abu Dhabi, mentre passeggia sostenuto da due persone del servizio di sicurezza, perché le difficoltà di movimento, che gli sono costate diverse operazioni, non sono terminate. Non solo le persone che ha frequentato, ma neanche il tempo è stato gentile con quello che fu un tempo lo sportivo e aitante principe e poi re di Spagna. Al declino della sua reputazione e a quello fisico si accompagna una ferma lucidità: un re che capisce gli eventi, che non vuole danneggiare ulteriormente la monarchia e che allo stesso tempo sente forte la nostalgia per la sua terra, dove è determinato a morire.
E leggendo del suo desiderio di tornare in Spagna, penso al bambino di 10 anni, oggetto di lotta di potere tra suo padre Juan e il dittatore Francisco Franco, che lasciò il Portogallo e la sua famiglia per andare a studiare da solo, nella sconosciuta Spagna e prepararsi al futuro di re. Non è stato facile per lui, sin da allora.
Che il compleanno sia meno triste di quanto lo sguardo esterno faccia immaginare.
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Gli anziani soli mi fanno tenerezza (in realtà tutte le persone che si sentono sole, anche se eventualmente circondate da tante persone).
RispondiEliminaGli errori rimangono tali, non devono essere condonati né deve esserci necessariamente un perdono, però penso arrivi un’età in cui quel che è fatto è fatto, non si può porvi rimedio e allora tanto vale ricorrere all’humanitas.
Chiaramente il caso di JC è diverso, i suoi errori hanno ricadute istituzionali potentissime, però mi auguro che i figli tutti siano venuti a patti con la sua persona e personalità.
Bello il tuo finale, Angelica: che i figli siano venuti a patti con la sua persona e la sua personalità, che penso sia quello che tocca fare a tutti i figli in età adulta con i propri genitori. Ho sentimenti contrastanti su Juan Carlos, nel senso che gli riconosco tutti i meriti per la democrazia in Spagna che il suo Paese tende adesso a negargli, mi sorprendono e mi indignano i suoi scandali, che lego alla sua gioventù di privazioni e ai paragoni che ha sempre fatto con la monarchia britannica, più stabile e più ricca, mi spiace per la sua vecchiaia solitaria e piena di acciacchi. "Triste, solitario y final" è il titolo di un libro di uno dei miei scrittori preferiti, Osvaldo Soriano, non ha bisogno di traduzione e nel mondo ispanico è diventato un modo di indicare i finali tristi e definitivi.
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