Harry d'Inghilterra e il cambiamento climatico, al lancio di Water Bear

Il principe Harry d'Inghilterra è intervenuto in una conversazione sul cambiamento climatico, organizzata per il lancio della piattaforma Water Bear, dedicata a documentari gratuiti su temi ambientali realizzati da diverse ONG del pianeta. Con lui  il CEO Ellen Windemuth e il responsabile delle strategie della piattaforma Sam Sutaria.

Principe Harry

Harry ha così affrontato uno degli argomenti a lui più cari, l'emergenza causata dal cambiamento climatico e ha riflettuto con due frasi che hanno colpito i media: "La pioggia lenisce la terra arida, e se ognuno di noi fosse una goccia di pioggia e iniziasse a comportarsi come se la natura gli importasse?" E ancora: "Che senso ha portare al mondo bambini, se quando avranno la nostra età il pianeta sarà in fiamme?". Nel corso della conversazione Harry ha riflettuto: "Non possiamo rubare il loro futuro, non è questa la ragione per cui siamo qui. Ho sempre creduto che dobbiamo lasciare il mondo come un posto migliore di quello che abbiamo trovato. Dovremmo perciò fermarci a pensare su come possiamo riuscirci e come possiamo prendere quello di cui abbiamo bisogno senza prenderlo dalle generazioni future".


C'è stato anche il tempo di una battuta sul coronavirus, che ha causato "un anno universalmente difficile" e che sembra essere stato "quasi come se Madre Natura ci mandasse nelle nostre stanze per cattivo comportamento".

Il Duca del Sussex ha anche parlato dell'Africa, il continente più selvaggio, a cui è legato da profondo amore da quando vi è andato per la prima volta, a 12 anni, con il padre Carlo e il fratello William, subito dopo la morte di Lady D. Per lui rappresenta "un senso di evasione e spazio ''. "Non so cosa sia, ma c'è qualcosa nell'aria che finisce per scorrere nel tuo sangue, e non importa quale esperienza hai, ti riporta indietro" ha detto.

Alcune battute della conversazione sono state pubblicate sull'Instagram di Water Bear. E qui iniziano le note dolenti. I Duchi del Sussex hanno lasciato la prima linea della Famiglia Reale Britannica da ormai nove mesi; come è capitato a tantissimi, hanno visto molti dei loro progetti frenati dalla pandemia del coronavirus e bravi sono stati a rimanere in qualche modo visibili, con videoconferenze, discorsi, interventi su argomenti che li interessano e li appassionano. Ma c'è un ma grande come una casa. Non hanno un sito di riferimento né social in cui raccolgono, per l'appunto, discorsi, videoconferenze, opinioni, immagini, progetti, l'idea di un loro quotidiano che, rispettando il desiderio di privacy, racconti le loro attività. Sono sempre ospiti di qualche organizzazione, non hanno un'immagine unitaria, che dia un'idea della loro nuova identità. Tempo fa hanno lanciato il sito di Archewell, la Fondazione benefica con cui si muoveranno in futuro per realizzare i loro progetti, ma non ci sono ancora contenuti né social di riferimento; hanno firmato un contratto milionario con Netflix per la produzione di documentari e contenuti legati soprattutto ai diritti, all'inclusione, al cambiamento climatico, gli argomenti che hanno sempre seguito e che intendono adesso approfondire con maggiore forza, ma anche di questo non c'è immagine. Se il coronavirus ha allungato i tempi dei progetti, un peccato che non ci sia nel web un punto di riferimento per non perderli di vista.


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